“Cori”, dal dialetto siciliano, indica il senso più profondo ed intimo del significato della parola cuore, ma delinea anche il desiderare profondamente qualcosa o qualcuno. “Bedda do me cori” (bella del mio cuore) è un’ accezione profonda che diamo a qualcuno che fa parte della nostra vita più intima. Così usiamo chiamare qualcuno, tutte le volte in cui vogliamo far sentire l’ amore più profondo che può andare oltre ogni distanza oltre ogni confine umano. Cori è una stanza in cui ognuno di noi ritrova parte del suo cuore delle sue fragilità, della sua capacità e (non), una stanza in cui non ci sono differenze di razza e di sesso, una stanza in cui l’unica cosa che ritroviamo sono i nostri sentimenti più intimi i nostri desideri. In un momento storico in cui non riusciamo più a provare empatia, siamo tornati indietro nel tempo, all’azione primitiva di proteggere il territorio, di delimitare lo spazio, il confine della”nostra terra”. L’unico confine, l’unico limite che stiamo creando è quello tra il cuore e noi stessi e la nostra pelle è l’unico confine reale tra la nostra intimità e l’esterno.